Foto di una conferenza sul trading tenuta da Luana Velardo
Luana Velardo
Preparatrice Mentale

La timeline emotiva - Comprendere il ciclo delle emozioni per non esserne vittime

1/8/25

Le emozioni non sono nemiche da combattere, ma segnali da interpretare. La timeline emotiva ti aiuta a capire come nascono, come si evolvono e dove puoi davvero intervenire.

Quando siamo travolti da una tempesta emotiva, la lucidità si offusca.

In quei momenti sembra che il pensiero critico vada in blackout, lasciando il posto a reazioni istintive che spesso ci sorprendono – o peggio, ci fanno poi pentire.

Tuttavia, anche le emozioni più intense non durano per sempre. La loro stessa natura è transitoria: come il sole, sorgono, raggiungono un picco e poi inevitabilmente tramontano.

Questa oscillazione è parte di un ciclo naturale, che possiamo imparare a osservare e comprendere attraverso la timeline emotiva: uno strumento concettuale utile per mappare e decodificare l’intero processo emotivo, dal momento antecedente allo stimolo fino alla valutazione finale che ne facciamo.

Spesso riduciamo l’esperienza emotiva a una relazione diretta tra uno stimolo (trigger) e una risposta. Ad esempio: "ho perso in un’operazione in borsa e mi sono arrabbiato". Ma questa visione è riduttiva e ci priva della possibilità di comprendere a fondo ciò che è realmente accaduto,
dentro e fuori di noi.

Lo psicologo statunitense Robert Plutchik, con la sua teoria psico-evoluzionistica delle emozioni, ci ricorda che le emozioni non sono errori di sistema da correggere, ma risposte adattive che l’evoluzione ha selezionato per aumentare le nostre possibilità di sopravvivenza e adattamento all’ambiente. Sono risposte automatiche, sì, ma dotate di un senso e di una funzione.

Le emozioni, infatti, sono una bussola interna che ci orienta nei processi di giudizio, ragionamento e decisione.

Ma se vogliamo davvero capire il nesso tra un determinato evento (come una perdita nel trading) e una specifica reazione (paura, rabbia, frustrazione, rimorso...), dobbiamo fare un passo in più: dobbiamo analizzare il significato che attribuiamo a ciò che accade. È quel significato, unico e
personale, a determinare l’intera cascata emotiva.

E qui entra in gioco la timeline emotiva, che ci invita a esplorare l’intero ciclo dell’esperienza emotiva attraverso cinque tappe fondamentali:
1. Pre-episodio: tutto ciò che accade prima dell’evento scatenante. Il nostro stato mentale, la nostra stanchezza, il carico di stress accumulato, le aspettative, i pensieri ricorrenti. È la fase dove si seminano le condizioni emotive future. Se sei in uno stato di benessere, anche qualcosa di potenzialmente problematico potrebbe essere gestito discretamente. Se invece non sei in uno stato ottimale (hai dormito poco, hai avuto una discussione con una persona importante etc), anche un minimo imprevisto può degenerare in qualcosa di dannoso.

2. Trigger: lo stimolo che attiva la risposta emotiva. Un evento, una parola, un’immagine, un comportamento altrui, o persino un pensiero stesso.

3. Esperienza emotiva: la risposta interna, soggettiva e fisiologica, che si attiva in seguito al trigger. Qui entra in gioco tutto il vissuto, la storia personale e la lettura che facciamo della realtà.

4. Risposta comportamentale: l’azione (o inazione) che mettiamo in atto a partire dall’emozione provata. Può essere verbale, fisica, espressiva... ed è spesso quella che ha più conseguenze tangibili. In questo spazio possiamo scegliere come reagire, anche se questo è il momento in cui è più difficile mantenere il controllo. Le tecniche di gestione dell’emotività in questa fase possono funzionare, ma di certo non risolvono. Inoltre, questa fase può trasformarsi nel pre-episodio di un trigger futuro.

5. Post-valutazione: il momento di riflessione a posteriori, in cui l’emozione è superata e il distacco può fornire una visione più razionale e veritiera nel valutare ciò che è successo, cosa ha funzionato e cosa no, e come ci sentiamo rispetto a tutto il processo. È la fase più ricca di potenziale trasformativo. Molti si fermano alla tappa precedente, impedendo così a sé stessi di scoprire che il più delle volte i trigger sono molto simili tra loro e già solo questa osservazione è preziosissima per decifrare dove sono le maggiori vulnerabilità cui porre rimedio.

Le due fasi in cui abbiamo maggiore margine di intervento consapevole sono proprio quelle spesso più trascurate: il pre-episodio e la post-valutazione. Qui possiamo osservare i nostri schemi, prevenire escalation emotive, ristrutturare pensieri disfunzionali, imparare dall’esperienza e ricalibrare il nostro sistema di risposta.

Nel trading, se un errore ci scatena una reazione spropositata, tante volte è perché nella fase pre-episodica eravamo già carichi di aspettative, ansia da performance o autosvalutazione.

Se nella post-valutazione impariamo a riflettere senza giudicarci duramente, ma con un atteggiamento più auto-compassionevole (senza cadere nel giustificare a tutti i costi), possiamo progressivamente arrivare a ridurre l’impatto dei futuri trigger, gestire meglio l’impulsività e allenare una maggiore resilienza emotiva.

L’obiettivo non è eliminare le emozioni - sarebbe comunque impossibile e tra l’altro anche fortemente disfunzionale – ma trasformare il modo in cui le attraversiamo:
- essere meno vulnerabili ai trigger
- reagire con meno impulsività
- ridurre l’intensità percepita degli stimoli disturbanti
- aumentare la consapevolezza dei nostri comportamenti.

In altre parole, passare dal reagire al rispondere. E questo passaggio inizia proprio imparando a leggere la timeline emotiva come una mappa preziosa del nostro funzionamento interno, così da smettere di essere vittime delle emozioni e iniziare a usarle come alleate.